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venerdì 1 novembre 2019

EPIFANIE&COLAZIONI




Un santuario
Costruzione e monumento a quello che non c’è
C’eri tu,
bella e giovane che ogni cosa trascina:
-       appena ho letto la parola ‘oracolo’ sono andata a vedere –
mi hai detto
messa obliqua su un pugno di scalini.
Parlavi di noi.
Un mosaico di quello che sarebbe dovuto essere, che aveva il dovere di essere
Di quello che su quegli scalini incendiava i tuoi occhi
Come fosse un destino da proteggere.
Un destino che eravamo noi:
lo vuole l’oracolo il cielo le stelle il vento
questi tuoi occhi incendiati
l’odore di mare che c’è qui.
Poi,
un’arruffata valle mesoamericana
Allegra e vuota
-       guarda quanto siamo belli – hai soffiato fuori dalle labbra
e sei tornata dove credevo di averti trovata
e dove invece ti ho perso
Ma resta ancora
Fallo per questi tuoi occhi che tutto incendiano
Per questo destino
Per questo odore di mare:
resta ancora
resta ancora

mercoledì 17 settembre 2014

UN DONATORE

Lo giuro
per dio, su dio
Lo giuro
io non sono Io
Io è voi, e questo lo giuro
su dio
Per dio, lo giuro
Devo ancora svegliarmi, 
Io
ancora nascere e non ancora morire, 
Io
Ma questo non è Io
Io è la vostra inscenata messinscena
eppur per sempre oscena
Io che solo rabbia conosce
e mai odio
Io è la vostra addomesticata bestia
ammaestrata alla ferocia dei mostri
Io che tutto conosce e niente più sente
Complice delle tristezza ma incapace a soffrire, Io
Della gioia inventore ma invidioso della felicità, Io

Io chi?

Esistente ma non vivo
Morto senza mai esser nato
io non sono mio
io non sono dio
io non sono Io
voi io sono
e vostro è il mio io
Ma voi almeno avete me.

Io no.    

martedì 28 gennaio 2014

PAROLE CROLLATE_ Ovverosia: niente

TERZO CROLLO. Il nulla è rosa


Un cerchio spezzato
nero e spezzato
agganciato al nulla 
si nutre di nulla
Appena aggrappati
stanno quattro animali cartonati
indicibili
cane e topo e uccello
e ancora cane
cartoni disanimati
e indicibili
si nutrono di nulla
Come oracoli di cartapesta
parlano e vedono prima
vedono visioni di un'antica civiltà del futuro
verde e blu
la vedono generarsi da sè
divenire
morire
E' andata
Bellissima e sconfinata
è andata
E poi un'altra e un'altra 
e per ultima l'ultima
verde e blu
E' andata
Sono andate

Forza e terrore
volo e schianto
in questo rosa
in tutto questo rosa
che è il colore della distanza
il colore del dopo di qui
Nel rosa troppo rosa
di questo paradiso adolescente
genuflesso in fiamme
sospeso sul nulla
di ciò che è stato
di ciò che non può più essere

Ecco
lacrime
un pianto su un ventre di una madre
che parla e nomina e mi guarda
che dice

Anche io sono andato
anche io
Via da questo nulla 
che è tutto il nulla che c'è 
tutto il nulla che è


Alè

lunedì 18 marzo 2013

PAROLE CROLLATE_ etc.


SECONDO CROLLO. Gli occhiali da sole

Solo quando
c'è il sole
la vita si può chiamare Vita
e questo nome
che è sempre un'enormità
diviene parola,
voce possibile.
Perchè
solo quando
c'è il sole 
io posso davvero
nascondere i miei occhi
e indossarne di migliori.
Senza occhi 
è per me la Vita
e solo così può essere.
Solo quando 
c'è il sole.

Alè

martedì 8 gennaio 2013

PAROLE CROLLATE_ Ovverosia: prendere sul serio, ma solo per scherzo, i propri pensieri


PRIMO CROLLO. Scienza, limite, scacco: l'impossibile: l'Uomo.

1.
L'istante in cui si perse. In cui si perde.
L'istante in cui qualcuno inventò le idee fu l'esatto istante in cui l'Uomo si congedò dal Mondo per sempre. Vi si staccò, vi sì allontanò per non tornarci più. Quello fu il momento in cui l'Uomo decretò l'eterno scacco come suo certo destino. Quel giorno si decise per la morte del pensiero nello stesso momento in cui nacque. Morì nascendo, l'Uomo delle idee. Si programmò allora il maestoso fallimento del pensiero, fallito perchè punito per aver scoperto l'altrove, là dove il mondo sa di non poterlo seguire. Da quel momento in poi la storia dell'Uomo altro non è stata che un disperato, folle tentativo di trascinare il Mondo nelle impossibili e davvero troppo lontane terre delle idee.
Morrano insieme, il Mondo e le idee. L'uno trascinato, l'altro trascinando.

2.
La cieca corsa delle idee verso il proprio auto-sviluppo - e dunque verso il proprio ininterrotto marziale auto-superamento - è un processo che per principio non ha fine. Non può averla. Con la comparsa delle idee fa la sua prima sconcertante apparizione l'idea-di-infinito e con essa l'idea-di- impossibile. Da questo punto in poi niente sarà più come prima, come poi e come ora. L'Uomo si ammala di infinito e di impossibile subito dopo e, senza saperlo, elegge entrambi a demoni che lo faranno decollare verso la fine.

3.
Ecco che allora un giorno si assistette alla nascita de “l'umanità della teoria”, come Husserl ha giustamente detto. Ignaro però che con tale nascita si sancì nello stesso identico istante la morte de “l'umanità del Mondo”.
L'Uomo è la metafora di Icaro.

4.
Guardate il momento del nostro inizio e della nostra fine sovrapporsi: la vita in presa diretta muta con gesto unico in vita in presa riflessa. Vita non autentica la prima, per Husserl-Hedigger. Vita non autentica la seconda per il Mondo-Vita e infine per me. L'uomo smette di seguire il mondo e inizia a volere che sia il mondo a seguire le sue idee. La prima dinamica – uomo segue mondo – è possibile, poiché l'interazione tra due enti finiti che restano nella propria finitezza è possibile (guardare gli animali e il rapporto animale-mondo a tal proposito); la seconda dinamica – mondo segue idee – si rivela non possibile, in quanto non si dà interazione tra un finito (mondo) e un infinito (idee).
Non si sta dicendo che l'invenzione delle idee sia stata una mostruosità. Tutt'altro. Per lungo tempo l'umanità ha beneficiato degli enormi vantaggi prodotti “dall'invenzione” idee; e d'altra parte tutta la sublimità e l'abominio delle umane cose non ci sarebbero state senza tale invenzione. Il tempo - e noi con lui (tempo+uomo=storia) - non avrebbe potuto assistere a uno degli spettacoli più avvincenti e impensati e impensabili e indicibili mai veduti, goduti e subiti da chicchessia: all'Uomo cioè, divino sceneggiatore attore e regista insieme. Una messa in scena in cui un fioccodineve sfida tutto il mondo, sognando di vincere. In cui il fioccodineve vince, persino. Se solo questo sogno fosse stato altro che quello che è: un sogno. Il sogno dell'infinito e dell'infinito progresso: il sogno delle idee. Ora il fioccodineve si è svegliato. E non è più. E' altro da sé: acqua, gas, aria, niente. Attore senza film, fiocco senza neve. Il Mondo lo ha svegliato perchè il Mondo si è fermato.
Il Mondo ha smesso di venirci dietro. Non può. Non sa. Si è fermato prima di quella linea che da sola ha nome e che da sola può dirsi, senza che prima vi fosse un'idea. Limite: così si fa chiamare. Segna dove il possibile muore e rinasce nell'unica cosa in cui può risorgere: nel suo contrario: nell'impossibile: nel nulla. Questo sì, un'idea.
Il Mondo si è fermato là, un attimo prima di quella linea, un centimetro prima di quel limite.
Ora siamo soli. Sole le nostre idee.
E non possiamo tornare indietro.
La parola fine: a meno che non impariamo a mangiarle, le idee.

STATO PRIMO CROLLO: CROLLATO.

martedì 6 novembre 2012

LE MIE LEVATRICI HANNO SEMPRE I BAFFI


Le mie Levatrici
hanno sempre i Baffi

I Baffi di un superidraulico
che idraulico non è

Eppoi

I Baffi di un Superuomo
che super non è

Nel mezzo
i Baffi miei

Che poi
sono i loro.

Alè

 

giovedì 18 ottobre 2012

W NIENTE





Un capolavoro bai  W NIENTE 

Alè


mercoledì 17 ottobre 2012

W TUTTO

  
E così
la speranza è la prosecuzione dell'assenza con altri mezzi

La speranza fallisce
L'assenza mai.

Alè

giovedì 11 ottobre 2012

IL TEMPO DI UN CENTIMETRO


Scrivere 
è vendicarsi
Scrivere 
è non farcela
è essere stato
è annegare

Scrivere significa
perdere
aver perso
perderò

Mentire morire sparire
scrivere

Scrivere è
uccidere
colpire alle spalle
uccidere ancora
E poi
invidiare vomitare fingere
Perdere tempo

Scrivere o sofffocare
fa lo stesso
E' il mondo che non esiste
il mondo che non ti vuole
il mondo che non sa parlare

Scrivo
mi spezzo ho paura esplodo

Sono migliore
sono peggiore
perchè solo questo?
Scrivo

Scrivere
è viltà
è non essere
è - ripeto - annegare

E' condannare a vita la morte.

Scrivere 
è vendicarsi della vita
che si vendica mentre scrivi.


Alè

mercoledì 3 ottobre 2012

N. 0

Quello che si dovrebbe essere,
 quello che si vorrebbe essere, 
quello che si crede di essere, 
quello che si potrebbe essere 
e quello che poi si è.
 

Alè
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